Tuesday, June 17, 2025
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Milan-Atalanta 0-1, gol di Ederson | Serie A


Gasperini vince 1-0 e allunga sul Bologna: il terzo posto è al sicuro. Successo meritato, perché Conceiçao non è mai davvero pericoloso

Giornalista

C’è chi prosegue nel cammino di resurrezione e chi continua la sua infinita via crucis. Nel giorno di Pasqua, l’Atalanta vince ancora, lasciandosi definitivamente alle spalle le scorie del trittico a cavallo tra marzo e aprile – ko con Inter, Fiorentina e Lazio -, e protegge il terzo posto dal tentativo di arrembaggio del Bologna e dall’immaginabile assalto della Juve domani a Parma (qui la classifica). È una Dea formato deluxe in trasferta: nessuno come i bergamaschi. Il Milan cade ancora, resta tristemente inchiodato al disonore del nono posto, prosegue nell’allergia pressoché totale verso le squadre di prima fascia e, se mai ce ne fosse bisogno, certifica che per racimolare un posto in Europa League è meglio dedicarsi davvero soltanto alla Coppa Italia. Certo, se queste erano le prove generali in vista del secondo round di mercoledì contro l’Inter, non c’è da essere granché ottimisti. Ma non perché i rossoneri abbiano giocato male in sé per sé: semplicemente perché continuando a elargire gol con una fase difensiva sconcertante, diventa difficile fissare qualsiasi obiettivo. Conceiçao ha confermato la linea a tre, che in realtà nel complesso della partita ha pure tenuto abbastanza bene. Ma sull’azione che ha portato al gol di Ederson sono saltati tutti i meccanismi, ennesimo capitolo del solito copione. C’era una volta un Milan che contro la Dea si giocava la Champions. Sembra trascorso un secolo.

le scelte

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Conceiçao conferma l’undici dell’esibizione precedente, ed è una notizia: non lo aveva mai fatto. Quindi squadra ribadita negli uomini – Jovic centravanti, Jimenez e Hernandez sulle ali – e soprattutto nel sistema di gioco: 3-4-3 come a Udine, con Tomori, Gabbia e Pavlovic davanti al recuperato Maignan. Gasp in difesa ha lasciato fuori sia Kossounou sia Toloi, scegliendo di accentrare Bellanova, con Cuadrado largo a destra e Pasalic a supporto di Lookman e Retegui. In fase difensiva la linea a cinque nel primo tempo ha dato buone indicazioni perché non ha concesso quella profondità nella quale la Dea ama pasteggiare. Un Milan attento nelle chiusure e nelle uscite, ordinato e abbastanza sereno nella lettura del gioco. L’Atalanta nel primo round non è mai riuscita ad accendersi davvero. Premessa: sono stati 45 minuti piuttosto noiosetti, ritmi tutt’altro che eccelsi, hanno prevalso l’attenzione e la ricerca del passaggio pulito al compagno più vicino rispetto alla voglia di tentare la giocata. Intrigante il duello in fascia tra Hernandez e Cuadrado, i nerazzurri hanno spinto soprattutto a destra con buona pace di Lookman, poco servito e di sicuro è stato un peccato: quando è stato messo nelle condizioni di puntare Jimenez, se n’è liberato in velocità con scioltezza. I suoi compagni hanno poi rimediato nella ripresa.

fraseggio

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Sull’altro versante vanno registrati e confermati i miglioramenti di Hernandez, nell’approccio e anche in termini pratici. Nulla di epocale, ma è come se il nuovo sistema gli avesse tolto cavigliere da due chili l’una. Corsa leggera, inserimenti, anche se poi la sua prova sarà macchiata dalla mancata lettura sul gol nerazzurro. Molta più fatica semmai per Reijnders, imprigionato tra Ederson e De Roon, e costretto a ragionare in tempi fulminei e in pochi centimetri di campo. Un numero di appoggi sballati non consono al suo rango ne è la prova evidente. Il Milan ha iniziato con la volontà di condurre le danze ma, come al solito, lo scorrere della clessidra lo ha portato ad abbassarsi e a lasciare il pallone fra i piedi avversari. Vantaggio di cui l’Atalanta, incapace di alzare il ritmo, ha beneficiato ben poco. Dea migliore dei rossoneri nel fraseggio complessivo, sì, ma poi smarrita nel momento di trovare la soluzione migliore nell’ultimo terzo di campo, con Retegui imbrigliato da Gabbia e Pavlovic. Insomma, poco o nulla sotto l’aspetto delle emozioni. Un solo, vero sussulto in tutto il primo tempo: minuto 43, imbeccata di Jimenez per Jovic che si è girato magnificamente in area facendo perno su Bellanova ma, con tutta la porta davanti, ha messo fuori di sinistro. Movimento super, e grande spreco. 

rivisitazione

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Un flash che deve aver generato buone sensazioni perché il Milan è tornato in campo dopo l’intervallo con ferocia. Dieci minuti a senso unico, Dea schiacciata negli ultimi trenta metri con palloni che sbucavano da tutte le parti. Ci hanno provato Reijnders, Fofana, Leao, Cuadrado ha abbattuto brutalmente Hernandez lanciato in contropiede. Un assedio, spezzato nel momento di massima intensità. Prima Gasp ha rivisitato la difesa – dentro Toloi e Kossounou (Dijmsiti out infortunato) – e poi la Dea è andata in buca (62’) rimettendo a nudo i consueti limiti della fase difensiva rossonera: cross di Lookman sul secondo palo, torre di Bellanova per l’inserimento vincente di Ederson. Fofana immobile a osservare e Theo immobile invece di salire. Una decina di minuti più tardi, Retegui ha spedito fuori a un passo dalla porta, Conceiçao ha inserito Joao Felix e il Milan ha tentato qualche assalto diventato però sempre meno lucido col passare dei minuti. Praterie spalancate per le ripartenze bergamasche, che si sono infrante su Maignan fino al fischio finale. Dea a festeggiare sotto i suoi tifosi, fischi dal resto del Meazza. Al Milan non resta che aggrapparsi alla Coppa Italia.





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